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  • Istituto di BioRobotica

LA ROBOTICA PUÒ ‘SALVARE’ L’ECONOMIA MONDIALE? ALLA WASEDA UNIVERSITY DI TOKIO IL WORKSHOP BILATERALE ITALIA GIAPPONE

Publication date: 02.12.2015
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“La robotica può ‘salvare’ l’economia mondiale?”, E’ la domanda centrale per il workshop bilaterale Italia Giappone, ospitato a Tokio dall’Università Waseda, promosso su iniziativa dell’Ambasciata Italiana in Giappone, della Scuola Superiore Sant’Anna, di ST Microelectronics. La delegazione italiana è composta da Paolo Dario, Maria Chiara Carrozza, Cecilia Laschi, Nicola Vitiello dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna, Alessandro Cremonesi di ST Microelectronics, Marco Vivarelli dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Il workshop rappresenta un appuntamento fisso da 15 anni e sancisce la forte cooperazione, che ha raggiunto una durata superiore ai 20 anni, tra l’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna e l’Università Waseda. L’edizione 2015 si è posta l’obiettivo di affrontare tematiche strategiche nel settore della robotica, discutendo sull’impatto che la robotica (in particolare quella di servizio) può avere sull’economia, attraverso la ricerca accademica, le start-up, le industrie.

Il tema è uno dei più sentiti e discussi a livello internazionale, dagli economisti, come dai sociologi e dai ricercatori in robotica. La domanda è se la robotica creerà o cancellerà posti di lavoro. La pervasiva distribuzione di robot nella società come potrà cambiare la qualità della nostra vita? Sarà possibile trasformare problematiche come l’invecchiamento della popolazione in un’opportunità per ristrutturare il sistema di welfare rendendolo sostenibile, proprio attraverso l’utilizzo di dispositivi robotici? Quale è il modello di sviluppo da seguire? E quali sono gli aspetti di forza degli attuali modelli economici e produttivi dell’Italia (dove da sempre l’automazione industriale, la meccanica di precisione ed in generale la manifattura ad alto valore aggiunto rappresentano un’eccellenza mondiale)  e del Giappone (dove gli investimenti pubblici nella robotica di servizio rivolti al mondo accademico e alle piccole-medie imprese sono ingenti e costanti ormai da almeno due decenni) per giocare un ruolo chiave nel favorire la pervasiva diffusione di robot nella società?

Questi sono soltanto alcuni degli inrerrogativi al centro della discussione che ha visto protagonisti accademici – non soltanto per il settore della robotica ma anche per quello dell’economia, per garantire una visione complementare e obiettiva - e rappresentanti italiani e giapponesi del mondo delle imprese, in particolare delle aziende start-up.

Proprio gli economisti italiani e giapponesi hanno analizzato nei loro interventi il problema degli effetti che queste tecnologie e i prodotti che esse originano potranno avere sulle economie. Le indicazioni prevalenti sono state nella sostanza positive, suggerendo che l’introduzione massiccia della robotica potrebbe non avere i temuti effetti indesiderati sull’occupazione, a patto che il fenomeno sia compreso, anticipato e ben governato.

“Andremo progressivamente incontro - sottolinea Maria Chiara Carrozza, che ha partecipato al workshop nella doppia veste di onorevole e di ricercatrice - ad un utilizzo sempre più massiccio di tecnologie robotiche e bioniche nella società, nell’industria dei servizi e anche nel nostro corpo, con i sistemi impiantabili. Questo è un evento positivo, alla stregua di quanto è accaduto con l’introduzione degli smartphone. Ma dobbiamo e vogliamo essere nel pieno controllo di queste tecnologie e di queste possibili applicazioni positive. I robot, come ad esempio quelli indossabili, potranno assisterci in molte attività di vita quotidiana sollevandoci da sforzi fisici e cognitivi, quando e se necessario. Per esempio ci aiuteranno nel cammino, rendendo questo compito meno faticoso e permettendoci così una maggiore attività fisica, che ci aiuterà ad invecchiare meglio, con conseguenti minori costi per il sistema sanitario-assistenziale”.